INTORNI. Spazi e pratiche della partecipazione. Il report della conferenza

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Sabato 31 Ottobre si è svolta la conferenza dal titolo “Intorni. Spazi e pratiche della partecipazione”, la seconda policy conference prevista dal progetto e dedicata al tema della partecipazione.

La conferenza si è inserita in un palinsesto di attività ed eventi online legati al tema della partecipazione, realizzato in collaborazione con il progetto #OfficinediCittà del Comune di Latina, coordinato da Avanzi – Sostenibilità per Azioni.

Lorenzo Tripodi, del partner Tesserae, ha dato il via alla discussione, avviando una riflessione sulle gerarchie di ruoli e posizioni di potere e la loro rigidità nella dimensione spaziale urbana. La rinnovata attenzione alla coproduzione di visioni e soluzioni per la trasformazione urbana richiede un coinvolgimento attivo dei cittadini ma spesso si scontra con la mancanza di spazi appropriati. Una carenza che rivela la difficoltà di gestire esperienze di innovazione sociale nella cornice di strutture e spazi pubblici tradizionali. C’è una sentita richiesta di nuove forme di spazi comunitari aperti e flessibili, che consentano uno scambio simmetrico e orizzontale tra cittadini e istituzioni, e lo sviluppo di capacità e iniziative dal basso. In questo contesto emergono nuovi modelli di centri civici aperti alla co-progettazione di servizi e soluzioni. Tali strutture non vanno intese semplicemente come contenitori, come spazi circoscritti e dedicati, ma piuttosto come catalizzatori, come laboratori aperti, cabine di pilotaggio per la cura e la trasformazione dei territori che li contengono.

Sono state invitate, quindi, alcune realtà che si stanno occupando di pensare e realizzare nuovi spazi della partecipazione in Italia ed in Europa ad avere una conversazione pubblica, a partire da quattro domande essenziali:

  • Quale ruolo per le politiche pubbliche e le amministrazioni locali nel cogliere richieste e iniziative che provengono dai territori riguardo agli spazi civici?
  • Come usare i nuovi laboratori urbani come catalizzatori di rivendicazione e produzione di beni comuni?
  • Come rimettere la natura e la sostenibilità ambientale al centro dei processi di sviluppo e rigenerazione urbana?
  • Come coinvolgere la cittadinanza – soprattutto quelle fasce che normalmente sono escluse perché mancano delle condizioni primarie per potersi permettere la partecipazione – nella co-progettazione di spazi pubblici e beni comuni?

I nuovi centri culturali: spazi e pratiche

La conferenza si è aperta con l’intervento di Laura Colini, cofondatrice di Tesserae e Program Expert per EU URBACT, che si è interrogata sulla natura degli spazi urbani per la partecipazione. Centri civici e sociali, infatti, sono una tipologia essenziale di spazi urbani che ha trovato attraverso la storia una miriade di forme ed espressioni, fino a diventare alla fine del secolo scorso oggetto di di rivendicazione politica, azione diretta e occupazioni. Negli anni più recenti le politiche urbane si sono riavvicinate alle pratiche di gestione condivisa degli spazi sviluppate nel contesto delle lotte per il diritto alla città come parte di una logica di pianificazione integrata che coniuga il discorso della rigenerazione urbana con quello della innovazione sociale. In questo intervento presenteremo una breve panoramica di esperienze significative che sono riuscite a sperimentare nuovi spazi di partecipazione civica nel panorama europeo.

In seconda battuta, il testimone della discussione è stato raccolto da Marilù Manta, Project Manager di cheFare: il suo intervento ha voluto fare il punto della situazione sui nuovi centri culturali che sono emersi in Italia. Tra “conflitti normativi” e momenti di effervescenza, i nuovi centri culturali sono diventati gli “hotspot”, i presidi di welfare generativo, gli spazi di confronto che abilitano nuove forme e pratiche culturali, relazionandosi con il territorio di riferimento e sperimentando, in alcuni casi, nuove forme di collaborazione e innovazione. Da anni cheFare lavora al fianco delle organizzazioni della cultura dal basso, degli enti di ricerca, dei produttori culturali e dei policy makers per tracciare nuovi percorsi di trasformazione culturale. Dopo aver lanciato a febbraio la prima Call to Action per mappare e tracciare i nuovi centri culturali d’Italia, è nato il festival la Guida che ha visto la prima tappa nei territori della Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta e il cui tema principale è stato la partecipazione.

 

La parola è poi passata a Pasquale Bonasora, referente per la Puglia di Labsus, che ha illustrato lo strumento dei Patti di Collaborazione, atto a facilitare i percorsi di collaborazione tra istituzioni e comunità nella cura dei beni comuni. Attraverso i patti si promuove un processo di natura sociale, politica e culturale che alimenta i legami tra le persone, i luoghi, le istituzioni. Il modello di Amministrazione condivisa, di cui il Patto è strumento attuativo, è oggi patrimonio e sperimentazione quotidiana per più di 200 comuni in Italia in cui sono stati sottoscritti circa 3000 Patti di collaborazione.

 

Annalisa Pecoriello, presidente dello spin off di UniFi ”MHC-Progetto territorio” e fondatrice dell‘ Associazione “La Città Bambina”, ha parlato di bambini e del  loro rapporto con lo spazio pubblico e la sua progettazione. Le trasformazioni dell’ambiente urbano nella modernità sembrano avere messo in atto un processo sistematico di espulsione dei bambini dallo spazio pubblico, in nome di esigenze di controllo e protezione dei bambini stessi. Questo processo si è realizzato attraverso le pratiche educative e la creazione nell’ambito della pianificazione urbana di luoghi per il tempo libero “dedicati” all’infanzia, come il playground. In realtà l’esigenza imposta dalla modernità era di liberare le strade dai bambini per lasciar spazio alle automobili.

La vita dei bambini urbani contemporanei si svolge sempre più in spazi (e tempi) predeterminati,  sotto il controllo degli adulti, anche oltre il tempo scolastico(già allungatosi considerevolmente). Gran parte del tempo dei bambini è passato lontano dal contatto con la natura e con gli elementi primari (aria, acqua, terra, fuoco), che offrono maggiori possibilità di gioco immaginativo, trasformativo e di avventura. Nel corso dell’intervento, la relatrice ha presentato alcune esperienze che tentano di decostruire l’immagine del bambino come essere in divenire bisognoso di protezione, mostrando come invece i bambini abbiano competenze, desideri e volizioni proprie. Perciò, devono essere riconosciuti loro molti spazi di libertà e di autonomia,  considerandoli attori della trasformazione del proprio ambiente di vita, attraverso la riapertura di spazi di partecipazione. In particolare, Annalisa ha raccontato l’esperienza di progettazione partecipata della “Montagnola da vivere”, realizzata assieme ai bambini delle IC Montagnola Gramsci nel Comune di Firenze.

 

Le esperienze di Torino e Latina

L’ultima parte della conferenza ha raccontato le esperienze delle Case del Quartiere di Torino e delle Officine di Città, di cui ci hanno parlato, rispettivamente, Roberta Molinar, parte di Fondazione Mirafiori, e Elena Donaggio assieme a Sara Le Xuan, della rete di Avanzi.

La Rete delle Case del Quartiere APS è un network locale che riunisce le otto Case del Quartiere di Torino per diffondere buone pratiche di innovazione sociale e rigenerazione urbana, a partire dalle necessità dei territori. Obiettivo è quello di rendere i cittadini, protagonisti della vita sociale e culturale dei quartieri: “crediamo in un mondo in cui tutti gli abitanti dei quartieri della città si impegnano co-operando, nel far crescere la propria comunità”. La Rete lavora per diffondere progetti e servizi che migliorino la qualità della vita nei quartieri di Torino, a partire dallo sviluppo e diffusione del modello delle Case del Quartiere. Le Case del Quartiere sono spazi pubblici riqualificati aperti a cittadini di tutte le età, che nascono a Torino a partire dal 2007. Sono luoghi che si adattano alle esigenze di ciascuno e che propongono iniziative molto diverse: dalle rassegne culturali, ai servizi alla persona, dagli sportelli di consulenza, ai servizi di ristorazione e molto altro. Le Case di Quartiere agiscono per facilitare, stimolare e attivare esperienze di cittadinanza attiva: in ogni Casa c’è personale qualificato e competente, pronto ad aiutare le persone a trasformare le proprie idee in progetti reali. Un fondamentale presidio territoriale che, a partire dall’ascolto delle esigenze dei cittadini, costruisce percorsi di sviluppo di comunità e servizi concreti di pubblica utilità.

Officine di Città è un processo di co-progettazione che mira alla valorizzazione delle future 5 case del quartiere del comune di Latina: ex tipografia in viale XVIII Dicembre, ex scuola materna di via Milazzo, ex casa cantoniera di Borgo Sabotino, ex cinema Enal di Latina Scalo e il centro sociale di Borgo Piave. Il processo, avviato nel gennaio 2020, ha coinvolto e attivato le comunità locali come protagoniste del processo stesso. Sono stati diversi tavoli di lavoro, oltre alla realizzazione di una sperimentazione di uso temporaneo che ha visto la realizzazione di diverse attività di animazione sociale e culturale promosse dalle comunità locali all’interno dei 5 spazi.

Il percorso di Officine di Città volge alle battute finali: entro la fine dell’anno saranno realizzate le linee guida per la valorizzazione e riattivazione delle future case del quartiere. Tali linee guida saranno il materiale di base per la costruzione dei 5 patti di collaborazione complessi che le comunità locali sono chiamate a proporre.

 

Dopo gli interventi, è intervenuta  l’Assessora Cristina Leggio, che si è congratulata con tutti i relatori per l’intenso scambio avvenuto durante la conferenza, e ha sottolineato come sia ormai giunto il tempo di costruire alleanze e invertire le tendenze: la realtà è che molte delle esperienze trattate non sono più in via di sperimentazione ma devono essere proiettate in una fase di consolidamento. Compito delle amministrazioni cittadine è di rivendicare l’alleanza tra i soggetti politico amministrativi e associazionismo civile per aiutare a consolidare queste esperienze e avviare una transizione culturale su questi temi.

 

A seguito delle domande poste da alcuni partecipanti alla conferenza, è seguito un breve ma intenso scambio con i relatori: si è parlato di superamento della “politica di immagine” da parte delle amministrazioni pubbliche, chiamate ora a dare un seguito concreto ai processi di partecipazione svolti finora.

La discussione è poi passata al tema del finanziamento e del modello di gestione delle Case di Quartiere: qui è intervenuta nuovamente Roberta Molinar, che ha spiegato il funzionamento economico del sistema di Torino. Ogni Casa come immobile pubblico è affidata in concessione a uno o più enti gestori, che poi finanziano il proprio bilancio attraverso le attività che si svolgono all’interno degli spazi delle case. La piena sostenibilità economica è comunque garantita da un contributo del Comune di Torino (erogato assieme alla Compagnia di San Paolo), in virtù dell’impegno sociale riconosciuto pubblicamente nello statuto delle Case di Quartiere.